La roverella (Quercus pubescens) è un albero di media grandezza, alto fino a 20 metri. La corteccia è grigio-bruna, fessurata in scaglie rettangolari. Le foglie sono alterne, lobate, pelose nella parte inferiore, e permangono secche sui rami talvolta tutto l’inverno. I fiori sono separati per sesso: i maschili portati in amenti cilindrici, i femminili singoli o più spesso riuniti in piccoli gruppi.
I frutti sono ghiande, raccolte in gruppi di 3-4, sorrette da un breve peduncolo, appetite da uccelli e mammiferi del bosco.
ESIGENZE CLIMATICHE
Specie rustica, amante delle zone calde e dei terreni asciutti (resiste bene alla siccità), ha la capacità di sopportare il freddo. La troviamo quindi anche nelle zone del Nord Italia su terreni prevalentemente calcarei, bene esposti al sole, fino ai 1100 metri di quota. Cresce più facilmente in promiscuità con cerro, faggio, rovere e carpino nero, ma a volte forma, soprattutto al Sud, anche boschi puri.
COLTIVAZIONE DA REDDITO
Nel caso di trattamento a ceduo (che prevede il taglio periodico dei fusti alla base per farvi crescere i polloni), si lasciano anche alcune roverelle come matricine (ceduo marticinato), cioè soggetti che talvolta raggiungono anche buone dimensioni; in questo modo si favorisce anche la rinnovazione del bosco da seme, spesso molto abbondante, ma che raramente poi si afferma, in quanto alle piantule di questa quercia si accompagnano in genere quelle di orniello e acero di monte, che tendono a sovrastarle. Si consideri inoltre che la ceduazione, nel lungo periodo, indebolisce la roverella e ne soffoca la crescita.
Per quanto riguarda il governo ad alto fusto, se il bosco registra la presenza di almeno 800-1000 piante di roverella per ettaro con diametro del tronco superiore a 10-12 cm, è possibile avviare un tentativo di conversione al ceduo composto (cioè con la presenza contemporanea anche di piante di alto fusto); questo vale per quelle situazioni in cui vi è la possibilità di ottenere nel tempo un considerevole numero di soggetti di roverella con dimensione sufficiente a costituire un valido scheletro per il futuro popolamento (si tende a 120-180 fusti per ettaro con turni di 25 anni). Quest’ultima potrebbe essere una valida alternativa in caso di difficoltà a ottenere assortimenti di buona qualità, da attuare soprattutto nelle zone a maggiore vocazione turistico-paesaggistica.
USO DEL LEGNO
Il legno di roverella assomiglia a quello della farnia e della rovere, ma la lentezza degli accrescimenti e il portamento non rettilineo ne fanno più una specie adatta per legna da ardere e non per opera.
Escludendo una quotazione per il legname da opera, privo di mercato e richiesta, la roverella è invece ben quotata come legna da ardere (13-15 euro al quintale), al pari di carpino nero e faggio.
USO ORNAMENTALE
Si consiglia in quelle situazioni dove lo spazio non è abbondante, ma si desidera avere una quercia in giardino. La roverella, a differenza di altre querce come rovere, farnia o leccio, ha portamento e uno sviluppo solitamente più contenuto, ma al tempo stesso elegante e nobile.
Si consiglia invece a chi desidera una pianta che cresca rapidamente per nascondere la visuale o far ombra all’abitazione.
CURIOSITÀ
Il nome latino Quercus pubescens, è legato alla presenza, nella parte inferiore della foglia e sul picciolo, di una folta peluria biancastra, segno distintivo rispetto alla rovere o al cerro.
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