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TERRENO: PROVVISTO DI SOSTANZA ORGANICA E FRESCO
Tanto gli agrifogli di origine eruropea quanto quelli orientali prediligono un terreno di medio impasto o leggermente sabbioso, provvisto di sostanza organica, con pH compreso fra 5,5 e 7,5 (cioè da acido a poco alcalino), fresco e ben drenato, a eccezione di Ilex verticillata che preferisce un suolo molto umido, purché esposto al sole.
ESPOSIZIONE: DAL PIENO SOLE ALL’OMBRA
Gli agrifogli crescono benissimo in posizioni di pieno sole, ma anche a mezz’ombra o all’ombra completa: non è infrequente trovare alcune piante allo stato spontaneo nel sottobosco. Le varietà a foglia variegata, tuttavia, tendono a mantenere il fogliame più vivacemente colorato se coltivate a mezz’ombra, mentre le varietà a foglia solo verde assumono generalmente un colore più chiaro se coltivate in pieno sole. In Italia gli agrifogli si possono coltivare a tutte le latitudini, essendo piante che tollerano temperature fino a -10-15°C. Le specie e le varietà a foglia solo verde, tuttavia, manifestano una maggiore resistenza al freddo, specie l’incrocio Nellie R. Stevens, mentre quelle a foglia variegata possono manifestare danni in caso di gelate forti e prolungate.
Sopportano anche il sole estivo, purché non vengano lasciati in condizioni di completa siccità per lunghi periodi. Anche il vento e l’inquinamento non rappresentano un problema, tanto da essere ampiamente impiegati nei giardini e nei parchi di città.
MESSA A DIMORA: IN AUTUNNO O IN PRIMAVERA
Riguardo all’epoca di impianto, è preferibile l’autunno (sino a novembre-metà dicembre) per le zone a inverno mite e la primavera (sino al mese di aprile) per i luoghi più freddi. La buca d’impianto deve essere ampia e profonda, cioè il volume del terreno lavorato deve essere almeno il doppio di quello contenuto nel vaso di coltivazione della pianta. E’ buona regola, al momento della messa a dimora, apportare letame bovino maturo, da incorporare (in ragione di 3-5 kg) alla terra che si utilizzerà per riempire la buca, sostanza organica che fornirà alla pianta preziosi nutrienti nella prima stagione vegetativa successiva la messa a dimora.
Negli anni successivi la pianta va concimata in inverno (a gennaio, con letame bovino maturo in ragione di 3-5 kg) e, se necessario, a inizio primavera (a marzo, con un prodotto a cessione controllata, come Basacote Plus 6M della Compo, alle dosi indicate in etichetta).
IRRIGAZIONE: NON DEVE MAI MANCARE
Le piante giovani, o messe a dimora di recente, necessitano di regolari irrigazioni da aprile fino a settembre, da eseguire ogni volta che il terreno si presenta asciutto. Le piante adulte, avendo un apparato radicale sufficientemente profondo, sono invece in grado di attingere l’acqua in profondità, anche se può essere necessario irrigarle nel caso di primavere ed estati siccitose. Nelle zone calde e secche è pertanto preferibile coltivare Ilex cornuta (e varietà da essa derivate), poiché tollera le alte temperature e periodi di siccità, anche se brevi.
Data la crescita lenta, raramente gli agrifogli necessitano di grandi interventi di potatura, se non per eliminare rami deboli o spezzati.
L’ARTE TOPIARIA
Si tratta di un’antichissima tecnica di potatura delle piante, attraverso la quale di conferisce alle chiome l’aspetto di vere e proprie sculture verdi, che danno fascino e personalità al giardino.
L’arte di potare le piante creando forme geometriche (o figurative in genere) ha una storia che risale all’antico Egitto (2500 anni a.C.), quando i giardinieri potavano alberi e arbusti in modo da far assumere loro una forma sferica o a colonna. Furono però gli antichi romani, duemila anni fa, a dare un grande impulso a questa tecnica. La denominazione di “arte topiaria” proviene infatti dal latino ars topiaria, che significa arte del giardinaggio, intesa come arte di potare le piante in modo da conferire loro forme ornamentali.
Malgrado l’apparente complessità, questa arte è basata sugli stessi principi della manutenzione di una siepe.
Nel caso abbiate, o desideraste mettere in giardino un agrifoglio allevato a cono, sfera, ecc, sappiate che per conservarne la forma sono sufficienti due potature l’anno: in primavera, prima dell’emissione dei giovani germogli (a marzo), e a fine estate (settembre), prima che i germogli siano diventati troppo vigorosi e duri.
IL PROBLEMA SONO LE COCCINIGLIE
Gli agrifogli possono essere occasionalmente colpiti da alcune avversità, rappresentate essenzialmente da tre specie di cocciniglie.
Questi insetti producono abbondante melata (escrezione liquida zuccherina), sulla quale si sviluppa quasi sempre fumaggine (muffetta di colore nero fuligginoso che si forma in seguito allo sviluppo di funghi), che causa imbrattamenti e deperimenti vegetativi.
1-Ceroplaste del Giappone (Ceroplastes japonicus) infesta foglie e rametti. Compie una sola generazione all’anno e sverna prevalentemente sotto forma di femmina adulta. Tra la metà di maggio e la fine di giugno depone un considerevole numero di uova (2000 o anche più) che si accumulano sotto il suo corpo. Queste si schiudono dopo circa un mese, tra metà giugno e metà luglio, e le neanidi (cioè le cocciniglie appena nate), con la loro caratteristica forma a stella, si insediano sulle foglie (soprattutto sulla pagine superiore) e sui rametti.
2-Ceroplaste cerifero (Ceroplastes ceriferus) infesta solo i rametti. Compie una sola generazione all’anno e sverna prevalentemente sotto forma di femmina adulta (coperta da una massa di cera bianca che, negli individui della terza età, presenta un caratteristico cornetto rivolto in avanti). In primavera depone un migliaio di uova (o anche più) che si accumulano sotto il suo corpo e si schiudono tra la metà-fine di maggio e la fine di giugno.
3-Pulvinaria (Pulvinaria floccifera) infesta solo al pagine inferiore delle foglie. Compie una generazione all’anno, e sverna sotto forma di individui della terza età, destinati a raggiungere la maturità in maggio, epoca in cui la femmina si riproduce formando un ovisacco bianco candido contenente un migliaio di uova, che si schiudono alla fine di giugno o in luglio.
La lotta. Per combattere queste tre specie di cocciniglia è necessario intervenire alla schiusura delle uova o contro gli individui durante le prime fasi dello sviluppo. In generale è sufficiente un solo intervento (avendo cura di bagnare bene l’intera vegetazione fogliare e i rami), utilizzando olio bianco-80 (bio, non classificato) sempre rispettando scrupolosamente le dosi riportate in etichetta.
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